Rieccomi! Questo blog ha minacciato di implodere data la mia scarsa costanza.
Tante cose son successe dall'ultimo post, in cui mi trovavo nel bel mezzo dell'ennesima sessione esami. Si è fortunatamente conclusa con successo, dopodichè ho voluto festeggiare a modo mio, recuperando telefilm e libri in sospeso (che novità!).
L'ultimo libro letto è stato "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano. Sotto consiglio di una mia amica, che profeticamente mi disse che l'avrei divorato e amato. Così è stato. E son contenta, perchè era da tanto che non trovavo un libro di quelli che ti coinvolgono totalmente, quei libri che continui a leggere, pagina dopo pagina, finchè non arrivi alla fine. L'ho iniziato un venerdì mattina in aeroporto, in attesa del volo che mi riportasse a casa per la laurea della mia migliore amica, e il sabato successivo era già un ricordo.
E' stata una lettura piacevolissima, una storia avvolgente, dei personaggi turbati a cui non puoi non affezionarti e, per certi tratti, rispecchiarti. La fine non scontata lascia un po' di amaro in bocca, ma per questo è così reale, così vero. E c'è una parte del libro che mi ha lasciata estasiata e al tempo stesso un po' sconfortata. L'idea che ci siano persone che come i numeri primi sono destinati ad essere vicini ma non così tanto da potersi liberamente amare, ecco questo mi ha fatto riflettere e versare qualche lacrima, ma solo qualcuna, chè dalle lacrime almeno per ora ho deciso di prendermi una pausa ;)
Cosa chiedere di più ad un libro? :)
“I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per
se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri
naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto
agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li
trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci
fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come
perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che
anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri
qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. In un corso
del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono
alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono
coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi, quasi vicini,
perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di
toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il
41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre
che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi
sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato
fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le
coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero
destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per
arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si
imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i
matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti,
ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché
non li si scopre.
Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e
perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non
l’aveva mai detto.”
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